Flussi turistici e numero chiuso

Le Cinque Terre subiscono in alcuni momenti dell’anno un eccessivo sovraffollamento, tanto da far parlare impropriamente di numero chiuso.

Periodicamente si offrono soluzioni facili a problemi complessi, senza conoscere nel dettaglio le reali criticità del nostro territorio e, soprattutto, quali sono gli interventi realmente possibili ed utili al fine di garantire una migliore vivibilità del territorio.
Si dovrebbe più correttamente parlare di conoscenza dei dati e di prenotazione obbligatoria per i gruppi, di valorizzare particolari luoghi poco frequentati, di infrastrutture adeguate e rete sentieristica fruibile (via dell’Amore in primis), di definire precise modalità di accesso ai sentieri e ai borghi, di migliorare ancora laccoglienza, di una progettualità per la sicurezza e la riduzione del rischio.

In sintesi, si tratta di impostare una strategia per la gestione del flussi o, meglio, della governance del nostro comprensorio in condivisione con gli abitanti e gli operatori economici, di favorire il turismo residenziale nei nostri borghi e tutto il turismo che vuol vivere con consapevole emozione e partecipazione i nostri paesi e quello che li circonda. Non intendiamo rimanere inermi, ma non ci possiamo permettere iniziative non realizzabili o peggio controproducenti; è quindi per questo fondamentale sapere quante persone visitano il nostro territorio, come si spostano all’interno di esso e il numero massimo di individui che ogni borgo e/o sentiero può sostenere contestualmente.

Per fare questo sono già state prese alcune iniziative che vanno dai contapersone installati su alcuni sentieri, alla prenotazione obbligatoria per i bus turistici in arrivo a Manarola, attiva dal 15 giugno 2017, alla vendita delle Cinque Terre card online, allo studio che il Parco avvierà con le Università per la valutazione dei dati, allo studio sperimentale che la nostra amministrazione ha in convenzione con l’Università di Genova per il tracciamento dei flussi all’interno dei centri abitati. Dobbiamo essere in grado di diversificare l’offerta turistica per esprimere meglio la nostra cultura e le nostre tradizioni, legate alla terra e al mare, andando oltre alla straordinaria bellezza del paesaggio e delle case colorate. E’ fondamentale riportare il turismo su zone più ampie del territorio: ad esempio percorsi guidati botanici e storici a Torre Guardiola, iniziative culturali al castello di Riomaggiore, visite alle aziende agricole, far conoscere la straordinaria opera di recupero delle terre abbandonate che porta avanti la Fondazione Manarola.

Non dimentichiamoci delle infrastrutture che necessitano di opere di adeguamento importati, sia per gli attracchi e gli accessi al mare, sia per le stazioni ferroviarie; per il Comune di Riomaggiore (e non solo) è fondamentale riaprire la via dell’Amore e il sentiero Manarola-Corniglia. La loro riapertura eviterebbe le problematiche di affollamento più gravi che oggi subisce Manarola, permettendo lo spostamento anche via terra in due direzioni, oggi interdetto. Per questo motivo ho richiesto al Ministero dell’Ambiente, tramite la Comunità e il Direttivo del Parco, l’apertura di un tavolo di aggiornamento permanente delle attività in essere con Regione Liguria. Il nostro impegno su questo fronte è massimo, stiamo cercando finanziamenti, oltre a quelli già resi disponibili da Ministero e Regione (5 milioni di euro), per questo abbiamo recentemente emesso un avviso anche per la ricerca di sponsor.